LE STORIE DIETRO LA COLLEZIONE – Il pedigree

Pedigree è una parola di origine francese – pié de grue, zampa di gru – che al principio indicava i tratti rettilinei con cui si rappresentava la genealogia nei registri nobiliari inglesi; è stata poi impiegata per attestare la discendenza dei cavalli da corsa, e in seguito di cani e gatti, per rassicurare sull’assenza di elementi spuri, di deviazioni rispetto a uno standard (naturale o artificiale).

Il perimetro di applicazione si è dunque esteso dagli individui agli animali, e lo si può dilatare ancora, sino a includervi gli oggetti: il pedigree – nell’accezione più generale – è la certificazione di un’entità di riferimento, che ne documenta una storia di sicuro successo, di distinzione, perché solo i migliori hanno interesse a farsi conoscere e riconoscere, a distinguersi dagli altri.

Gli oggetti da collezione sono dei candidati naturali a ricevere un pedigree: i collezionisti che li hanno posseduti, i periti che li hanno esaminati e firmati, i mercanti che li hanno intermediati, e poi i realizzi nelle aste, le pubblicazioni specialistiche in cui sono recensiti, e non ultimo l’aneddotica e il folklore che li accompagnano, «tutto questo il collezionista lo vede confluire in una magica enciclopedia» – per riprendere le parole di Walter Benjamin – in cui la continuità tra presente, passato e futuro è così stretta da oltrepassare la stessa dimensione temporale.

Lo scrittore Samuel Behrman si lascia andare a un’intonazione trascendente, nel libro Il re degli antiquari dedicato a Joseph Duveen. Un capitolo è intitolato – emblematicamente – “Il mercato dell’immortalità”, e vi si narra del «mezzo più ingegnoso» per «rafforzare nei propri clienti il senso di vicinanza ai grandi nomi del passato, per insediarli fermamente nel pedigree immaginario del salotto di casa loro»: una pubblicazione – poi volta nella forma spedita di brochure – in cui per ogni quadro si documentava «la storia dei successivi proprietari, i luoghi in cui era stato esposto, il significato del quadro nell’ambito della carriera dell’artista».

Far valere il pedigree è un atteggiamento ordinario nel mercato dell’antiquariato, che la filatelia di alto livello ha recepito da tempo.

Il catalogo della Collezione del Banco di Sicilia aveva in premessa un intervento di Enzo Diena, che per tutti i pezzi – «indipendentemente dal loro prezzo» – esaltava il «blasone di aver appartenuto alla “Mormino”».

La stessa enfasi la si ritrova nella prefazione di Alberto Bolaffi al catalogo della Collezione “Pedemonte”, in cui ogni francobollo rappresenta «il più vibrante applauso che si possa tributare a un Grande Collezionista».

La prefazione alla “Seta” è un’apologia del pedigree, col richiamo sistematico – nella descrizione dei 479 lotti – alla «prestigiosa provenienza» dei pezzi e il consiglio spassionato di «un acquisto in ricordo di questa collezione».

Ma il pedigree non tocca solo corde sentimentali, non è una semplice leva emotiva. Il pedigree è una garanzia all’acquisto, tra le più affidabili e confortanti.

Nel libro Il possesso della bellezza, Francesca Molfino segnalava l’esperienza del collezionista Gian Enzo Sperone, uno tra i galleristi più importanti al mondo: un’incisione di Dürer di cui si conosce ogni passaggio di proprietà, dal momento in cui fu creata dall’artista fino a noi, vale un milione di dollari, mentre la stessa incisione – identica allo sguardo, ma diversa nella storia – ne vale solo cinquantamila. «Avere tra le mani l’eternità ha dunque un prezzo» – concludeva icasticamente l’autrice. 

Vale per le incisioni come per qualsiasi altro oggetto da collezione.

In filatelia ne parlava Alberto Ponti – a lungo coordinatore delle aste filateliche della Bolaffi – nel «ritratto di un collezionista» dedicato a Maurice Burrus, nel magazine Best Bid del marzo 2017 (n. 7).

La Corinphila di Zurigo – tra le più rinomate case d’asta al mondo – ha messo il pedigree (la «provenance») al centro del discorso collezionistico e del suo approccio al mercato filatelico.

«Provenance is a philatelic pedigree of former owners from the inception of philately until the present day» – si legge nel sito internet, alla pagina dedicata alla Collezione Karl Louis – «Frequently, the further back a philatelic pedigree goes, the more coveted the rarity becomes. Provenance is a quality seal. As in Art, Provenance is an indispensible attribute».

Il punto di vista è stato ribadito in una lettera aperta alla clientela – a conclusione delle aste 298-307, svolte tra il 2 e il 9 giugno 2023 – in cui passa il messaggio di un collezionismo filatelico dal passato denso di esperienze straordinarie, vissute da protagonisti altrettanto eccezionali, che implicitamente hanno arricchito tutti noi.

Per tutto ciò, è un un piacere sottile – ancor prima che un obbligo etico – ricostruire la storia dei pezzi che danno corpo, anima e respiro alla Collezione “Al di qua del Faro”: epoca, luogo, bottega, precedente proprietario… tutto questo il collezionista lo vede confluire in una magica enciclopedia, la cui essenza è il destino di questi oggetti.

 

 

 


 



La pagina vanta il marchio dell’Ingegner Giacomo Avanzo: gli esemplari da ½ grano, da 2 grana e la lettera col 5 grana provengono dal catalogo 4 della ASTER (lotti n. 208, 209, 210, 225, 230, 231, 281); la coppia verticale del 20 grana è nel catalogo 3 (lotto n. 332) e nell’opinione di Enzo Diena – del 13 febbraio 1986 – è «ben conservata e ben marginata».

Alcuni di questi pezzi – insieme ad altri – sono appartenuti alla storica Collezione “Scilla e Cariddi”, curata ancora dall’Ingegner Avanzo, nel 1989.

 

 

 


La lettera col 20 grana è appartenuta anche alla Collezione dell’Ingegner Pietro Provera, e proposta dalla Corinphila nel catalogo 288 del 2 giugno 2022 – The Ing. Pietro Provera Collection (part IV) – come lotto n. 6321. Nell’opinione di Enzo Diena – del 23 dicembre 1986 – «il francobollo ha grandi margini ed è molto ben conservato».

La coppia del ½ grano era il lotto n. 344 del catalogo 7 di Renato Mondolfo dell’aprile 1966.

Dall’asta 123 di Toselli del 14 giugno 2021 proviene la lettera con l’1 grano isolato da Castrovillari (lotto n. 133); sempre da Toselli (asta 117 del 6 novembre 2018) provengono le lettere con la coppia dell’1 grano e col 5 grana da Reggio (rispettivamente lotti n. 63 e 69).

Il 50 grana bordo di foglio è un ex Collezione “Pedemonte” (lotto n. 289, riprodotto pure a colori nelle tavole in fondo al catalogo).

Il grande frammento di lettera col 50 grana (e con gli altri alti valori) è appartenuto alla Collezione del Principe Doria Phampili; realizzò il maggior incremento rispetto alla base nell’intera asta e si annoverò tra i «13 lots exceeded £1,000», piazzandosi al nono posto; fu superato dai lotti nn. 85 (2 grana delle Province Napoletane, errore di colore, su frammento), 96 (affrancatura risorgimentale tra due 40 centesimi, uno della IV di Sardegna l’altro del Governo Provvisorio di Parma), 102 (6 bajocchi delle Romagne su lettera), 103 (6 bajoicchi delle Romagne frazionato), 118 (blocco di venti nuovo del 40 centesimi della I emissione di Sardegna), 129 (2 grana di Sicilia, errore di colore), 139 (blocco di venti nuovo del 20 grana di Sicilia) e 142 (blocco di venti nuovo, angolo di foglio destro, del 5 grana di Sicilia).

 
 
 

Ricomparirà nel 1991 nel catalogo “Pedemonte” (lotto n. 291) col pregio di essere riprodotto anche a colori (in un’epoca in cui prevalevano le foto in bianco e nero) nella tavola XII.

 

Realizzò una performance notevole, anche in questa seconda apparizione.

È stato da ultimo proposto dalla ditta Vaccari nell’asta 102 del 18 novembre 2023 (lotto n. 115).

Enzo Diena (16 febbraio 1994) e Paolo Vaccari (1 marzo 2019) precisano che si tratta dell’unica (parte di) lettera nota col 50 grana usato a L’Aquila.



Il ½ grano annullato “in cartella” proviene dallo stock dell’Ingegner Avanzo (come documenta il cartoncino intestato su cui si trova).

Il ½ grano annullato con il lineare (senza riquadro) proviene dall’asta Bolaffi dell’8-9 maggio 1992 (lotto n. 419).


È tornato sul mercato vent’anni dopo, nella vendita a prezzi netti di Zanaria dell’inverno 2012, Italia, Antichi Stati, Regno d’Italia (lotto n. 5831).

La fascetta col ½ grano proviene dall’asta Bolaffi del 7-8 ottobre 2021 (lotto n. 41); è classificata “Bolaffi 1890”, equivalente a una qualità insuperabile.

 

I due esemplari da 1 grano provengono, rispettivamente, dallo stock Avanzo (catalogo ASTER 3, lotto n. 292) e dall’asta Ghiglione del 17 luglio 2021 (lotto n. 65).

Il frammento con i due esemplari annullati con il lineare in rosso era presente nell’asta Bolaffi dell’8-9 maggio 1992 (lotto n. 424); è appartenuta allo stock Avanzo (catalogo ASTER 4, lotto n. 217).

La lettera con l’1 grano si trovava nell’asta Bolaffi del 29-30 novembre 1996 (lotto n. 269); è stata riproposta da Vaccari, nell’asta 99 del 13 novembre 2021 (lotto n. 78).

La lettera con la coppia dell’1 grano è stata offerta nel catalogo a prezzi netti 116 della Toselli (primavera 2018, lotto n. 13).

La “primo giorno” del 2 grana si può rintracciare nella vendita Italphil 385-387 dell’8-9 marzo 1992, offerta nell’ambito di «una collezione avanzata di OVALI su lettera, prezioso insieme per una collezione più specializzata»;  proviene, da ultimo, dallo stock Avanzo (catalogo 4 della ASTER, lotto n. 266).

Anche i 5 grana – i due sciolti e la lettera – provengono dall’Ingegner Avanzo (catalogo 4 della ASTER, lotti n. 239 e 273; l’altro 5 grana sciolto è montato su un cartoncino intestato).

Un 10 grana sciolto è nel catalogo 4 della ASTER (lotto n. 244); l’altro è stato acquistato privatamente da Zanaria.

Il grande frammento col 10 grana è nel catalogo 7 della ASTER (lotto n. 210).

La lettera col 10 grana è presente nel catalogo 4 dell’Ingegner Avanzo dell’ottobre 1988.


È transitata dalla ditta Vaccari (come prova l’attestazione del 15 maggio 2001) ed è appartenuta alla Collezione Provera; è stata riproposta dalla Corinphila nell’asta 280 del 23 novembre 2021 – The Ing. Pietro Provera Collection (part III) – come lotto n. 6455; nel parere di Enzo Diena – del 23 dicembre 1986 – il francobollo è «fresco e ben marginato».

La lettera col 20 grana è un ex “Scilla e Cariddi”.

È stata riproposta dalla ditta Vaccari nell’asta 95 del 6 aprile 2019 (lotto n. 179); Paolo Vaccari – nell’attestazione del 10 aprile 2019 – ricorda che la lettera «ha fatto parte della famosa collezione “Scilla e Cariddi”, venduta a prezzi netti nel febbraio 1989, lotto n. 99»; il francobollo – nel giudizio di Enzo Diena del 23 dicembre 1986 – è «ben marginato e ben conservato nel suo vivace colore».

 

 
Il biglietto di congratulazioni di Paolo Vaccari,
per l’aggiudicazione della lettera col 20 grana ex “Scilla e Cariddi”.


In controluce: la cartiera Bonaventura Tajani

Il francobollo proviene dall’Ingegner Giacomo Avanzo: catalogo 3 della ASTER, lotto n. 311.


Alle Sacre Mani di Sua Maestà

Il 30 aprile 1977, a Roma, nei saloni dell’Hotel Eden, va in scena l’asta Italphil XXXIII; il catalogo è fisicamente leggero, sottile, appena 64 pagine (inclusa la presentazione e le condizioni di vendita) per un totale di 244 lotti; il suo contenuto è però filatelicamente pesante, di spessore, una selezione di Antichi Stati Italiani – in particolare di Sicilia – destinata a far storia.


Tra le proposte c’è il lotto n. 3268, un pezzo del Regno di Napoli  che è un colpo al cuore per ogni collezionista affascinato dal magnifico intreccio tra la storia dei francobolli e i francobolli nella Storia: una lettera assicurata del 29 aprile 1858, da Maglie a Napoli, affrancata per 18 grana con una combinazione di quattro esemplari diversi della I tavola (1, 2, 5 e 10 grana) e indirizzata “Alle Sacre Mani di Sua Maestà Ferdinando 2° Re di Napoli”, con l’indicazione “Riserbata”.


Ho guardato questa riproduzione allo sfinimento, con pensieri che non trovo esagerato definire concupiscenti; l’ho guardata così tanto, così a lungo, con così tanta intensità, da avere la sensazione di poterla attrarre a me, di riuscire a trasferirla da una vendita del 1977, su cui non avevo alcun potere, a un catalogo d’asta odierno, dove l’oggetto sarebbe stato contendibile.  

 

Il 15 maggio 2019, in Austria, nei locali della Viennafil, va in scena un’asta dedicata al Regno delle Due Sicilie, e il lotto 14 è proprio la lettera “Riserbata” indirizzata “Alle Sacre Mani di Sua Maestà”.

Non potete dare a intendere di essere collezionisti se di fronte alla ricomparsa di un oggetto del vostro desiderio – che chissà dov’era, chissà chi lo possedeva, chissà se esisteva ancora o se era andato perduto – non siete stati travolti dall'emozione propria del ricongiungimento con una persona amata.

Questa lettera – la lettera indirizzata a “Ferdinando 2° Re di Napoli”, il lotto 14 dell'asta Viennafil, già lotto n. 3268 dell’asta Italphil – doveva perciò tornare a casa, nell’unico luogo in cui aveva senso che riposasse, perché la sua libertà consisteva tutta e solo nel trovarsi da qualche parte tra le pagine di “Al di qua del Faro”.

 

Tra l’acqua salata e l’acqua santa

La lettera manoscritta – indirizzata al Papa Pio IX, con una richiesta di indulgenza plenaria e la firma autografa di Pio IX – era presente nell’asta Corinphila 244 del dicembre 2019 (lotto n. 572, all’interno di un’importante collezione di Pontificio).

La lettera col 50 grana (e il 10 grana) è appartenuta alla Collezione “Scilla e Cariddi” ed è – sul piano qualitativo, per conservazione complessiva – una delle migliori note.

 


 

 

«Perché sarebbe solo poetica giustizia che un quadro concepito per uno Stewart si trovasse alfine nelle mani di una Stewart».

Con queste parole lo storico d’arte statunitense Berard Berenson solleticava l’ego di Isabella Stewart Gardner, per persuaderla all’acquisto: lasciandole intravedere una sua possibile comunanza con la famiglia reale inglese, e se si vuole illudendola di aver scelto la propria nascita, di poter cambiare le sue origini, come se i precedenti famosi proprietari avessero potuto trasferirle un quid del proprio lustro attraverso la custodia dell’oggetto.

Ma nelle parole di Berenson riecheggia pure «il destino degli oggetti», di cui parlava Walter Benjamin.

Perché alcuni oggetti sembrano davvero possedere un’anima, e con essa un’attitudine a stare insieme ai propri gemelli, a riunirsi con spiriti affini; e quando queste anime vengono separate – ché il destino di ogni collezione, alfine, è essere dispersa – l’universo si mette in moto per ricongiungerle; possono passare anni, lustri, interi decenni, ma il gioco di «forze oscure e inconoscibili» – evocato da Marco Belpoliti – finirà fatalmente col rimetterle l’una accanto all’altra, là dove devono stare per sentirsi meglio, per sentirsi a casa.

E allora, sì, è solo una «poetica giustizia» che le più belle lettere col 20 e il 50 grana concepite per “Scilla e Cariddi” ritornino insieme tra le pagine di “Al di qua del Faro”, dopo trentacinque anni.

 

«Questa è una ballata d’illusione e di realtà,
di incubi e di veglia, di menzogna e verità,
del lungo, lungo viaggio per giungere al mattino
attraverso gli arabeschi disegnati dal destino»
(Tiziano Sclavi, scrittore e fumettista italiano)

 

Numerosi svolazzi sugli esemplari sciolti provengono dal catalogo 4 della ASTER: lotti n. 216, 219, 221 (1 grano); 229, 232, 233, 234 (2 grana); 240 (5 grana); 245 (10 grana, già Collezione “Scilla e Cariddi”, lotto n. 86). 

Il 20 grana proviene dall’asta Toselli 115 del 30 gennaio 2018 (lotto n. 39). 

Relativamente agli svolazzi sul 2 grana su lettera:

  • il “4” e il “7” sono appartenuti alla Collezione Provera, e offerti dalla Corinphila nelle aste, rispettivamente, del 2 giugno 2022 – The Ing. Pietro Provera Collections (part IV) – lotto n. 6301, e del 23 novembre 2021 – The Ing. Pietro Provera Collections (part III) – lotto n. 6436;

  • il “13” era offerto nell’asta Vaccari 103 del 18 maggio 2024 (lotto n. 236);

  • il “15” e il “30” si trovavano nell’asta Viennafil del 15 maggio 2019 (lotti n. 78 e 97);

  • il “36” era nell’asta Ferrario del 14-15 dicembre 2016 (lotto n. 803).

La lettera affrancata per 6 grana (svolazzo “16”) era nel catalogo 7 della ASTER (lotto n. 719).

L’assicurata affrancata per 6 grana (svolazzo “30”) è un ex Collezione Provera, offerta dalla Corinphila nella tornata d’asta del 29 novembre 2022 – The Ing. Pietro Provera Collections (part V) – lotto n. 3302.

 

 

 

Giulio Bolaffi – nel ricordo del nipote Filippo – aveva un «linguaggio spesso forbito, per non cadere nell’utilizzo di parole dalla quotidianità “volgarizzate”». Giulio Bolaffi – immagino – aveva orrore di frasi stereotipate e banali luoghi comuni, del tipo “non è bello ciò che bello, ma ciò che piace”, “tutti i gusti son gusti”, o magari “de gustibus non est disputandum”, come se il latinorum fosse un purificatore della sciatteria colloquiale.

«La ricerca del bello assoluto in filatelia richiede eccezionali doti di cultura, sensibilità e conoscenza», leggiamo poi nella pubblicazione Il Risorgimento italiano attraverso la storia della comunicazione, dell’Unione Filatelica Lombarda, dove è ripreso un articolo su Giulio Bolaffi apparso sulla rivista Il Collezionista.

Giulio Bolaffi ben sapeva quanta cultura e sensibilità sono necessarie per riconoscere il bello assoluto in filatelia, e non esitava a firmarlo quando lo trovava – per ghermirlo idealmente, per farlo suo per sempre – anche quando il bello aveva nominalmente poca importanza.

Giulio Bolaffi non firmò le lettere “Rothschild” e “Faruk”, perché firmarle sarebbe stata la versione filatelica del disconoscimento del telescopio da parte di Galileo, ma appose la sua firma estesa su una “modesta” coppia dell’esemplare da 1 grano del Regno di Napoli, che transitò poi per lo stock di Renato Mondolfo, per poi tornare nuovamente da Giulio Bolaffi per la redazione del certificato.

«Per lui e per mio marito» – ricorderà Elvira Mondolfo, moglie di Renato – i francobolli dovevano essere ciò che per le donne sono i diamanti».


 


Il giornale col ½ grano proviene dall’asta della Bruun Rasmussen del 3 novembre 2024 (lotto n. 4720, archivio Baronissi).

La lettera col 2 grana proviene proviene dall’Ingegner Giacomo Avanzo: catalogo 7 della ASTER  (lotto n. 713).

 

½ grano

 
Ingegner Giacomo Avanzo, Catalogo a prezzi netti 7, marzo 1992.
 
 
 
Asta Corinphila 170 dell’8 settembre 2011.

 
 
  
Asta David Feldman del 17 giugno 2021


1 grano

                   



                
 


 
Collezione “Alphonse”



Collezione “Luxus”.



Asta Corinphila 170 dell’8 settembre 2011.

 

2 grana

 

Catalogo di offerte 1, di Renato Mondolfo.
 
 

 
Asta Vaccari 91 del 6 giugno 2017.
 
 
 
Catalogo 4 della ASTER dell
’Ingegner Giacomo Avanzo.
 







Asta Italphil XXXIII, 30 aprile 1977.
Nell’opinione di Enzo Diena – del 27 gennaio 1986 – 
la striscia è «ben marginata e ben conservata nel suo intenso colore».

 
 
 



 
Asta Italphil XXXIII, 30 aprile 1977.


5 grana

 
Asta Italphil XXXIII, 30 aprile 1977.

 
 
 


10 grana

Vendita all’asta internazionale – ITALIA 76, Milano 15-16-17 ottobre,
in occasione dell’Esposizione Mondiale di Filatelia, “Italia 76”,
in collaborazione Robson Lowe International (Londra) e Italphil (Roma).
 
 
 

 

50 grana

 
 
 
 
 
Collezione “Luxus”.


Il giornale col ½ grano proviene dall’asta della Bruun Rasmussen del 3 novembre 2024 (lotto n. 4733, archivio Baronissi).

La lettera è il lotto n. 23 dell’asta Italphil 282 del 6 giugno 2017 (interamente dedicata alla Sicilia).



La lettera è appartenuta al celebre collezionista e studioso Vito Mancini; era presente nella Collezione “Regno delle due Sicilie – Napoli e Province Napoletane – Francobolli, Tariffe e Annullamenti”, esposta a Monacophil 2004 – su invito – nella classe “Storia postale”.


È stata proposta dalla Anonima Francobolli, nella vendita del 16 aprile 2020 (lotto n. 31)


Don Libò, guardat’u cuollo

La lettera è stata proposta dalla Anonima Francobolli, nella vendita del 16 aprile 2020 (lotto n. 24). Enzo Diena documenta la «bollatura di pregio» dell’insieme, nel suo parere del 23 ottobre 1986.


 
Il giornale del 13 settembre 1860

Il giornale proviene dall’archivio Baronissi, «una scoperta “sensazionale” dopo oltre un secolo di oblio», come lo ha presentato un articolo sul Corriere del Mezzogiorno del 15 ottobre 2024: un insieme di 120 periodici della testata L’Omnibus, rimasto dimenticato per decenni, per poi riemergere nel 2024, ed esitato in un’unica tornata d’asta – il 3 novembre – dalla casa danese Bruun Rasmussen.

 

Il giornale in collezione era il lotto n. 4721.


Il giornale del 15 settembre 1860


La “Trinacria” singola

L’esemplare singolo è stato proposto in una vendita della Filasta degli anni ’90; è quindi entrato nello stock dell’Ingegner Avanzo (catalogo 2 della ASTER, lotto n. 46; catalogo 4, lotto n. 296).

È firmato per esteso da Giulio Bolaffi, «data la sua rarità ed eccezionale bellezza».


La “Trinacria” primo giorno

La fascetta “primo giorno” è un ritrovamento degli anni ’80 di Enzo Diena, che la portò a conoscenza di Renato Mondolfo, da cui giunse infine all’Ingegner Avanzo, che la propose nel suo catalogo 7 del marzo 1992 (dedicandole la quarta di copertina).

L’originario certificato di Enzo Diena sconta l’incompletezza della conoscenza disponibile all’epoca in cui veniva redatto.


Oggi sappiamo che esistono cinque “Trinacrie” primo giorno, una su fascetta e quattro su giornale; la “primo giorno” su fascetta è la migliore nota e una delle due sole perfette.

Le quattro “Trinacrie” primo giorno censite fino all’uscita dell’archivio Baronissi.
 
 
 

La “Trinacria” primo giorno dell’archivio Baronissi.


La “Trinacria” con la doppia “T” verticale

La “Trinacria” con la doppia “T” verticale era il lotto n. 668 della vendita 7 delle Collezioni Caspary, dedicata agli “Old Italian States”.


 

Veniva descritta come «[o]ne of the most beautiful copies known», e fu aggiudicata a poco meno di un terzo del realizzo della “Trinacria” nuova.

 
 

Delle cinque posizioni sulla tavola di stampa con la doppia “T” verticale «più o meno evidente» – secondo la qualificazione del Catalogo Sassone – la posizione 2 mostra in modo evidente la verticalità della “T”.

 

La “Trinacria” su giornale

A cavallo tra il 1958 e il 1959, in occasione del centenario delle emissioni del Regno delle Due Sicilie, la mitica casa d’asta londinese Robson Lowe tiene due aste interamente dedicate ai francobolli di Napoli e Sicilia. 

Il catalogo NAPLES SICILY passa sotto il martelletto del banditore il 10 giugno 1959.

 

Pubblicare in bianco e nero era lo standard dell’epoca, e solo in occasioni speciali si creavano dei fascicoli a colori per i pezzi più importanti.

Nella “Plate B” allegata al catalogo compare – in alto a sinistra – compare la riproduzione a colori di una parte minimale del lotto n. 59, una “Trinacria” su giornale descritta come «a superb piece».


L’oggetto non è ancora conosciuto sul mercato italiano (reca solo la firma di Emilio Diena) ma è destinato a diventare un pezzo mitico: troverà ospitalità fissa sul Catalogo Sassone – presentato invariabilmente negli anni come «la più bella “Trinacria” nota su giornale» – e vi si possono vedere le firme di Alberto Diena, Giulio Bolaffi e Renato Mondolfo, a testimoniare una conoscenza del pezzo ora ampiamente diffusa presso il gotha della filatelia.


Serviranno 64 anni per rivedere sul mercato il lotto n. 59 della vendita NAPLES SICILY.

Venerdì 9 giugno 2023, a Zurigo, sotto il martelletto della Corinphila, passa la parte VI della Collezione Provera, e il lotto n. 6280 è proprio «la più bella “Trinacria” nota su giornale».


L’Ingegner Provera aveva l’abitudine di marchiare con un alberello verde i suoi pezzi e di annotare a matita il nome del commerciante da cui li aveva acquistati.

Al verso del giornale, in basso, compare la scritta verticale “R.M. VII 85”, facilmente decriptabile: “R.M.” sono le iniziali di Renato Mondolfo (c’è anche un “MOND 26” in alto) e l’indicazione “VII 85” ci informa sulla data della transazione (luglio 1985).

Un biglietto intestato a Renato Mondolfo, e scritto di suo pugno per l’Ingegner Provera, dà conferma della provenienza del pezzo: «Caro Pierino, eccoti l’inverosimile Trinacria. Ciao. Renato».



Questa lettera – purtroppo, disgraziatamente – non è presente in collezione.

È stata ugualmente inserita perché vi appartiene per diritto di nascita, perché “Al di qua del Faro” è il suo ambiente naturale, il luogo in cui deve stare.

Se il proprietario leggerà mai questo post, e volesse venderla, o magari scambiarla con altri pezzi di suo interesse, può contattare il Signor Fabiani all’indirizzo pitigrilli373@gmail.com.

 

La lettera col 5 grana apparteneva alla Collezione “Dalla SPEDIZIONE DEI «MILLE» al REGNO D’ITALIA”, presentata in un allegato al catalogo 5 della ASTER.

 


La “Crocetta” è uno degli otto pezzi (usati) appartenuti alla Collezione “Scilla e Cariddi” (lotto n. 158).

 

Il Re si è arreso, viva il Re!

La lettera compare nel catalogo The Kingdoms of NAPLES & SICILY della Robson Lowe, del 19 marzo 1980 (lotto n. 819)

 


È stata riproposta nell’asta Bolaffi del 22-23 ottobre 2020 (lotto n. 1064).


Li dissero briganti

I pezzi sciolti provengono per lo più dall’Ingegner Avanzo (catalogo 4 della ASTER, lotti n. 251, 256, 260, 263, 265; anche il 2 grana non presente sui cataloghi ASTER proviene dallo stock di Avanzo, come testimonia il cartoncino su cui era montato); il 10 grana con annullo nero proviene invece dall’asta Bolaffi del 4-5 ottobre 2018 (lotto n. 100).

La lettera col 2 grana è appartenuta alla Collezione “Pedemonte” (lotto n. 297).

 

Nel giudizio di Romano Donnini, del 3 settembre 1992, la lettera è «in splendido stato di conservazione ed il francobollo ha margini assai ampi».

 

La faccia di Vittorio, il facciale di Ferdinando

Gran parte dei pezzi provengono dall’Ingegner Giacomo Avanzo (catalogo 3 della ASTER, lotti n. 415, 419, 420, 422, 428, 431, 435, 469; catalogo 4, lotto n. 317; catalogo 5, lotto n. 224).

Nell’opinione di Enzo Diena – del 28 ottobre 1987 – il frammento con l’accoppiata tra ½ tornese e il ½ grano «reca un’affrancatura rara» e «[l’] annullamento di colore» è «anch’esso raro».

Il frammento col 2 grana annullato in rosso “SERRACAPRIOLA 3 OTT 61” è firmato per esteso da Giulio Bolaffi per «la rarità del timbro» e la «non comune bellezza».

La circolare a stampa con il ½ tornese era nell’asta Bolaffi dell’1 giugno 1991 (lotto n. 285); è stata riproposta nell’asta Vaccari 103 del (lotto n. 190)


La lettera col 5 grana è appartenuta alla Collezione Provera, inclusa nel lotto n. 6351 dell’asta Corinphila 288 del 2 giugno 2022 – The Ing. Pietro Provera Collections (part IV) – e poi ricollocata dalla Anonima Francobolli con la vendita del 24 gennaio 2023 (lotto n. 71).

Il 20 grana è un ex Collezione “Seta”.

 

L'alba di un nuovo Regno

Il francobollo proviene dal catalogo 7 dell’Ingegner Giacomo Avanzo (marzo 1992): era il migliore dei tre proposti.

È valutato 100% sulla scala di “qualità Bolaffi”.

 


Il frontespizio del 17 marzo era nella Collezione “Dalla SPEDIZIONE DEI «MILLE» al REGNO D’ITALIA” (documentata in un allegato al catalogo 5 della ASTER).

La lettera del 30 marzo è appartenuta alla Collezione Provera, come documenta “l’alberello verde” al verso e una nota storico-postale redatta dallo stesso collezionista.

 

È stata proposta nell’asta 186 della Corinphila del maggio 2014 (lotto n. 906). La coppia – nel giudizio di Enzo Diena, del 19 marzo 1992 – è «molto ben conservata e ben marginata».

La lettera del 13 aprile era nell’asta Viennafil del 15 maggio 2019, interamente dedicata al Regno delle Due Sicilie (lotto n. 61).

Il frammento del 17 aprile era nel catalogo 4 della ASTER (lotto n. 218).

La lettera del 18 aprile era presente in un’asta della Filsam del 2017.

La lettera del 24 agosto è un ex Collezione Provera; era inclusa nel lotto 6302 dell’asta Corinphila del giugno 2023, The Ing. Provera Collection (part VI), ed è poi passata per l’asta Filsam del 26-27 gennaio 2024 (lotto n. 1300).

La lettera del 17 maggio (1862) è appartenuta alla Collezione Provera ed è stata proposta dalla Anonima Francobolli nella vendita del 10 settembre 2024 (lotto n. 9).


 Fora i Savoia!

Il giornale proviene dall’asta Bolaffi dell’8-9 maggio 1992 (lotto n. 956).

Fu acquistato dall’Ingegner Provera, ed è stato riproposto dalla Corinphila nel catalogo d’asta 260 del 26 gennaio 2021, The Ing. Pietro Provera Collection  (lotto n. 5539).

 

Re Vittorio è alla stazione!

La lettera è passata dalla Filasta, come da annotazione manoscritta al verso; è stata riproposta dalla Anonima Francobolli, nella vendita del 10 dicembre 2019 (lotto n. 43).

Enzo Diena – nella sua opinione del 4 novembre 1991 – segnala il «raro annullamento».

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