5 grana invece di 8: I De Masa al servizio di Sua Maestà
Il Cavalier Masini allestì in calcografia i sette conî per le tavole dell’emissione napoletana, e ne predispose un secondo per il 2 grana, il pezzo a più alta frequenza d’uso; fornì la prima provvista di francobolli il 12 dicembre 1857 e la seconda l’8 febbraio 1858.
Le stampe procedevano a gran ritmo nel laboratorio di via Santa Caterina, ma nelle stanze dei Ministeri ci si interrogava sui possibili risparmi di spesa. Sui costi di produzione dei francobolli «pendono le superiori risoluzioni dell'E.V.» scriveva l’Amministratore delle Poste al Ministro delle Finanze, il 2 febbraio 1858; e nella stessa lettera accennava a un «nuovo Calcografo» che «è stato da me convenuto per grana 5 al foglio» anziché gli 8 pagati al Masini.
Il passaggio di consegne veniva ufficializzato nella lettera dell’Amministratore delle Poste del 18 marzo. «Con rapporto del 2 febbraio, n. 143, informando io V.E. di aver convenuto col calcografo (Gaetano de Masa) il prezzo di grana 5 a foglio, invece di grana otto […] per la confezione dei bolli».
Per il Masini non fu semplice accettare la sostituzione, anzi non l’accettò affatto, e l’istante dopo aver rassegnato l’incarico si mise all’opera per riaverlo: se era soltanto un problema di costi, allora l’appalto si poteva riconquistare privilegiando la stampa tipografica, a minor spesa rispetto alla calcografica.
Masini predispose una serie di “saggi”, con un punzone unico per tutti i valori, e con l’occasione apportò delle piccole modifiche allo stereotipo. Era pronto a mostrare le sue nuove creazioni, quando rimase vittima di una storia tutta napoletana.
Un suo operaio regalò un foglio di 100 “saggi” a un giovane amico, che a sua volta ne distribuì in giro una dozzina, e un esemplare da 5 grana finì addirittura con l’affrancare una lettera. Ne seguì un’indagine amministrativa e un processo giudiziario a carico del Masini.
Il 23 settembre 1858 – dopo aver recuperato gli altri 99 esemplari – gli fu comunicata l’abolizione del procedimento penale, ma contestualmente veniva respinta la sua proposta per la realizzazione dei nuovi francobolli.
Masini non si rassegnò. Scrisse una supplica a Re Ferdinando, il 16 giugno, in cui si diffondeva nei dettagli del nuovo metodo di stampa, affinché «sia esaminata e discussa la nuova offerta, non essendo consentano alla ragione, che per un incidente innocuo, e già rischiarato, debba rimaner soppressa una offerta sotto ogni altro aspetto utilissima sia per la parte artistica, sia per la maggior decenza, sia infine per la sensibile economia nello spesato che ora per tali fogli stampati sopporta la Reale Finanza». Indirizzò una seconda supplica a Re Francesco, nel giugno del 1859, affinché riconsiderasse la sua proposta, e poi ancora nel 1860, quando morì Gaetano De Masa e ne prese il posto il figlio Gennaro, «il quale non spettavagli» – scriveva accorato – «perché non solo non era Maestro Capo d'arte, ma anche essere un ragazzo».
Non ci fu nulla da fare: l’incarico restò ai De Masa, il Masini non avrebbe più stampato i francobolli dei Borbone.
I De Masa usarono dapprima le tavole allestite dal Masini, e in seguito all’usura ne prepararono di nuove, una seconda per i valori da ½ grano e da 1, 5, 10 e 20 grana, e poi una terza per il 2 grana; la tavola del 50 grana – l’alto valore, a più bassa frequenza d'uso – rimase sempre la stessa del Masini.
Il nuovo artigianato creò delle differenze, non solo per la diversa “mano” dell’incisore, ma anche per l’indicazione dell’autorità postale di avere stampe più appariscenti, così velocizzare l’identificazione dei francobolli durante il controllo della corrispondenza.
I segni segreti del Masini rimasero anche su alcune tavole realizzate dal De Masa padre, forse per la sovrapposizione dei due nomi – Giuseppe Masini, Gaetano De Masa – un’ipotesi avvalorata dall’assenza della “I” nella seconda tavola del 10 grana.
Questi sono i francobolli napoletani di Gaetano e Gennaro De Masa.
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